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Italia

Basilicata: il petrolio paga il reddito minimo ai disoccupati

Emergenza disoccupazione

Se c’è una parola che in televisione, sui giornali e su internet non manca mai è “disoccupazione”.

Non c’è talk-show o programma televisivo, editoriale o blog che ogni giorno non presenti il “bollettino di guerra” con i numeri, sempre più freddi e tremendi, di chi ha perso il lavoro, di chi lo sta cercando invano e persino di chi, soprattutto tra i giovani, ha smesso di cercarlo.

E sono proprio i giovani quelli che pagano il prezzo più salato: senza lavoro, senza reddito, senza prospettive; un’intera generazione di miei coetanei vive in una zona grigia, un tunnel in cui non si vede la fine.

La Basilicata corre ai ripari

Però, mentre nel resto d’Italia si continua a parlare, la Basilicata è passata ai fatti: dallo scorso luglio è stato ufficialmente istituito il reddito minimo di inserimento, destinato ad aiutare le fasce deboli e in particolare disoccupati e inoccupati (chi ha perso il lavoro e chi invece non l’ha mai avuto).

E l’idea è stata un successo, dato che, è di alcuni giorni fa la notizia, c’è stato un boom di domande. Secondo il Sole 24 Ore, rispetto al 2014 le richieste di Isee (l’indicatore di situazione economica, necessario per ottenere il contributo) sono cresciute del 26%, proprio grazie al debutto di questa nuova misura adottata dalla Regione per contrastare la piaga della disoccupazione.

Il reddito minimo di inserimento è un’indennità di 450 euro mensili per un anno, che sarà erogata a 8.000 cittadini italiani, che abbiano determinati requisiti. C’è molto bisogno di misure come queste, perché già 12mila persone hanno presentato la richiesta.

Ma facciamo due conti: 450 euro per 12 mesi fanno 5.400€ (in realtà ci sarebbero anche i rimborsi per le spese di viaggio), che non è molto, ma può essere un aiuto in una situazione difficile, sperando che in futuro le cose si rimettano in moto.

Tuttavia, se moltiplichiamo questa somma per le 8.000 persone che avranno diritto al reddito, otteniamo un totale superiore ai 40 milioni di euro. Dove prende la Regione questi soldi?

Ricominciamo con la vecchia abitudine di aumentare il debito pubblico e poi scappare? Ebbene, questa volta no, perché a pagare sarà… il petrolio.

Paga il petrolio

Come riporta anche il Sole 24 Ore, la misura sarà finanziata per 7 milioni con risorse del Fondo sociale europeo e per 40 milioni con le royalties derivanti dall’estrazione del petrolio in Basilicata, una scelta sacrosanta in un momento di generale difficoltà come questo.

Ed è la prima volta che nessun movimento ambientalista sia sceso in campo per manifestare su di un’iniziativa che ha a che fare con il mondo petrolifero…

Ma la Basilicata non è l’unica Regione italiana che ospita giacimenti di petrolio e gas; perché dunque i ragazzi di Abruzzo, Sicilia, Emilia Romagna e Puglia dovrebbero restare a guardare?

Queste sono buone idee che vanno immediatamente adottate e messe in pratica, perché non è che in quanto a disoccupazione l’Abruzzo & Co. siano in una situazione migliore della Basilicata.

Allora perché anche qui non si adottano le stesse misure? Un bonus ai giovani disoccupati finanziato dalle royalties del petrolio. Un ottimo modo per sostenere i ragazzi senza lavoro e aiutarli così a trovare la propria strada.

Sempre che gli ambientalisti ce lo permettano, ovviamente.

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