30 km all’ora
Mobilità

Il limite dei 30 km all’ora aumenta l’inquinamento?

A partire dal 16 gennaio 2024, Bologna è una città a 30 km all’ora. Ecco che allora nella città emiliana dall’inizio dell’anno tutte le strade presentano un limite di velocità fissato a 30 chilometri orari, eccezion fatta unicamente per poche e selezionate strade definite a “scorrimento veloce”. Negli ultimi anni sono stati tanti gli studi realizzati che hanno dimostrato i vantaggi di impostare il limite dei 30 km all’ora nelle città, piccole o grandi. Si parla infatti prima di tutto di una città più sicura, per i pedoni, per i ciclisti e per gli stessi automobilisti. Ma anche più in generale di città con meno inquinamento atmosferico, meno inquinamento acustico, e persino con meno problemi legati al traffico. Proprio così: diversi lavori hanno dimostrato come, abbassando il limite di velocità massima, si possa persino arrivare a ridurre i tempi di percorrenza. Non stupisce quindi che, di fronte a dati di questo tipo, molte città abbiano annunciato di voler passare prossimamente a questo nuovo paradigma, seguendo l’esempio di Bologna. È però arrivato – anzi, sta arrivando in questi giorni – uno studio che va controcorrente, e che dimostra come il limite dei 30 km all’ora finisca in realtà per incrementare l’inquinamento, nonché per aumentare i tempi di percorrenza in città.

Lo studio del MIT Senseable City Lab sulla Milano dei 30 km all’ora

Già nel gennaio del 2023 l’amministrazione di Milano aveva annunciato di voler passare al limite di 30 km all’ora in tutta la città. Il nuovo corso sarebbe dovuto iniziare già a gennaio 2024, ma l’iter si è allungato: insomma, il capoluogo lombardo sta posticipando il grande salto verso una maggiore lentezza. Ma uno studio – a sua volta annunciato ma non ancora pubblicato – realizzato dal MIT Senseable City Lab, diretto da Carlo Ratti, dimostrerebbe che questa mossa non sarebbe positiva come previsto. Questa stima è stata presentata nel corso della 3° edizione del forum di The urban mobility council, organizzata da Unipol proprio per discorrere del futuro della mobilità milanese. E per l’appunto lo studio di Ratti va controcorrente. Se un lavoro della National Technical University of Athens aveva di recente dimostrato che riducendo il limite di velocità di 30 chilometri orari nelle città europee è possibile ridurre le emissioni inquinanti del 18%, il consumo di carburante del 7% e gli incidenti del 23%, il report del MIT porta numeri molto differenti. In una Milano a 30 km all’ora aumenterebbero infatti le emissioni inquinanti di monossido di carbonio, di anidride carbonica, di ossidi di azoto e di particolato. Più nello specifico, estendendo il limite di 30 chilometri orari su tutte le strade comunali, la città di Milano conoscerebbe un aumento dell’1,5% delle emissioni di anidride carbonica, e un incremento del 3,7% del particolato. Questa crescita delle emissioni inquinanti al ridursi della velocità si spiegherebbe, sottolineano al MIT, con le caratteristiche dei motori endotermici, i quali sono progettati per raggiungere la maggiore efficienza a livello di consumo tra i 70 e gli 80 chilometri orari.

Con il limite dei 30 chilometri orari, secondo Ratti, aumentano anche i tempi

In molti si erano stupiti nel constatare che imporre un limite di velocità più basso nelle grandi città poteva tradursi in tempi di percorrenza minori. Eppure così viene dimostrato in diversi studi realizzati sui centri a 30 km all’ora. Anche in questo caso l’indagine di Ratti va controcorrente: in una Milano con il limite ribassato solo per il centro, i tempi medi di percorrenza aumenterebbero di 2 secondi; nel caso di limite ribassato in tutte le strade comunali, il “ritardo” salirebbe a 89 secondi. Chi ha ragione, e chi torto?