Il picco delle emissioni globali di gas serra, un obiettivo da raggiungere
Mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali e fare in modo che le emissioni globali raggiungano il livello massimo al più presto possibile, sono tra gli obiettivi a lungo termine concordati da 195 Paesi nel 2015, in seguito alla conferenza mondiale sul clima di Parigi. Quest’anno la città tedesca di Bonn ha ospitato fisicamente la ventitreesima edizione della Conferenza, la cui Presidenza, in realtà affidata alle isole Fiji, ha posto l’accento sulla sopravvivenza delle comunità nelle isole del Pacifico.
Nonostante la marcata attenzione sulle conseguenze innescate dal cambiamento climatico e un accordo vincolante che però di fatto non garantisce alcun meccanismo di controllo o sanzioni per le violazioni agli impegni firmati, i numeri sul clima si fanno sempre più allarmanti. Sulla base dei calcoli effettuati e dalle denunce delle organizzazioni ambientaliste si evince che le linee guida dell’Accordo di Parigi non sono minimamente sufficienti per evitare l’innalzamento della temperatura globale e scongiurare uno scenario futuro in cui l’intero ecosistema sia in pericolo.
L’articolo 3 dell’Accordo di Parigi e le emissioni globali che devono essere ridotte
Gli articoli 3 e 4 dell’Accordo di Parigi prevedono che i Paesi puntino a raggiungere “il picco delle emissioni di gas serra il più presto possibile per procedere successivamente a rapide riduzioni in conformità con le soluzioni scientifiche più avanzate disponibili” e raggiungere “un equilibrio tra le emissioni da attività umane e le rimozioni di gas serra nella seconda metà di questo secolo”.
Per questo impegno, si riconosce ai Paesi in via di sviluppo un maggior tempo di raggiungimento del picco. Niente date specifiche né emissioni negative che impongano agli Stati la definizione di una strategia trasparente e concreta.
Infatti, maggiore è il tempo richiesto per raggiungere il picco, cioè il valore massimo per cui le emissioni globali ricevono una battuta d’arresto e iniziano la discesa, più difficile sarà limitare gli impatti del cambiamento climatico. Già al punto di oggi, le emissioni globali di gas serra sono in aumento e ci si aspetta che questo trend continui fino al 2030.
Quali Paesi hanno raggiunto il picco delle emissioni
Nel nuovo rapporto “Turning Points: Trends in Countries’ Reaching Peak Greenhouse Gas Emissions over Time” pubblicato dal World Resources Institute (WRI), vengono elencati i Paesi che hanno già raggiunto il picco e quelli che hanno espresso il loro impegno nella riduzione delle emissioni.
Il numero di Stati che hanno già raggiunto il livello massimo delle emissioni è passato da 19 nel 1990, a 33 nel 2000 a 49 nel 2010. Entro il 2020, il numero di Nazioni che hanno già raggiunto il picco o hanno sottoscritto l’interesse a raggiungerlo, salirà a 53. Entro il 2030 crescerà a 57, includendo anche alcuni dei Paesi maggiormente responsabili delle emissioni globali come la Cina, gli Stati Uniti, la Russia, il Giappone, il Brasile, la Germania e il Messico.
Impegni rassicuranti, ma la strada per la riduzione delle emissioni globali è ancora lunga
Il dato fondamentale di cui tenere conto è che la diminuzione delle emissioni globali non è sufficiente per raggiungere gli obiettivi di temperatura previsti dall’accordo di Parigi. Secondo il programma ambientale dell’ONU, infatti, gli attuali impegni permettono solo un terzo della riduzione richiesta entro il 2030, e la possibilità di un aumento oltre i 3 gradi è già concreta. Necessità sottolineata anche dallo studio del World Resources Institute che, nonostante i dati parzialmente rassicuranti, riconosce l’urgenza ambientale a cui i governi sono sottoposti.
Fino a che non si assisterà ad un calo massiccio degli investimenti ai combustibili fossili, un reale cambio di rotta rimarrà un impegno fumoso. E’ auspicale inoltre, avviare un programma che abbracci tutti gli aspetti delle emissioni, e un interesse comune e condiviso fissato attraverso obiettivi chiari. Infatti, con gli Stati Uniti usciti definitivamente dall’accordo, la volontà della Presidenza americana di rilanciare la filiera del carbone e l’incremento economico dei Paesi in via di sviluppo che rivendicano il loro posto nel commercio mondiale, risulta sempre più difficile trovare un accordo che compiaccia tutte le Nazioni.
La revisione degli impegni sul taglio delle emissioni globali sarà alla base della prossima Conferenza Onu sul clima, la Cop24, prevista in Polonia, a Katowice. La COP24 del prossimo novembre 2018 costringerà gli Stati a una decisione sul cambiamento di un modello economico che fino ad ora ha garantito solo la crescita degli interessi delle parti coinvolte, con conseguenze dannose per la comunità globale, e il Pianeta su cui abitiamo.
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