Architettura e agricoltura indoor: il ruolo delle fattorie verticali nella riqualificazione urbana
Il concetto di agricoltura sta cambiando. Se fino a pochi anni fa i terreni agricoli in campagna erano l’unico scenario plausibile per la coltivazione, ora non lo sono più. Le previsioni di un’urbanizzazione destinata a crescere a tassi elevati sta portando a riflettere sulla necessità di aprire la strada in modo deciso a soluzioni di agricoltura urbana. Da un lato c’è il bisogno di trovare espedienti per poter sfamare una popolazione urbana in costante crescita, stimata in 6,3 mld di abitanti al 2050, con cibo sano e a km zero e dall’altro la volontà di riscoprire il valore della coltivazione come ricchezza per la comunità. Il risultato è che si sta investendo in modelli in grado di coniugare architettura e agricoltura indoor, cercando di sfruttare tutti gli spazi inutilizzati in città per creare delle piccole o grandi aree coltivabili.
Fattorie verticali, nuovi modelli di architettura e agricoltura indoor
Quando parliamo di nuovi modelli di agricoltura urbana, non ci riferiamo soltanto alla pratica, anch’essa in forte sviluppo, di orti urbani o di aree coltivate a livello di quartiere, ma soprattutto a delle soluzioni di architettura e agricoltura indoor che si basano sull’implementazione di nuove tecnologie. Parliamo delle fattorie verticali, sistemi complessi e futuristici, che si stanno affermando come una reale alternativa alla coltivazione tradizionale, perché possono garantire una produzione agricola, e non solo, su larga scala, diventando al tempo stesso un driver economico, a livello locale e nazionale.
Tecnologia a servizio dell’agricoltura
Grazie alla tecnologia, con sistemi di illuminazione a led o a raggi UV che sostituiscono quella naturale, impianti di climatizzazione, spesso alimentati a fonti rinnovabili, che gestiscono e regolano la temperatura interna a un livello ottimale per le colture, e dispositivi di monitoraggio che controllano una serie di parametri, è possibile garantire delle condizioni di comfort che riescono a massimizzare la crescita delle piante.
Non solo frutta e verdura…
Nelle moderne fattorie urbane non crescono soltanto frutta e verdura. Grazie alla tecnica dell’acquaponica, ad esempio, è possibile coniugare la coltivazione con l’allevamento di pesci.
In un sistema acquaponico l’acqua delle vasche per acquacoltura viene pompata in quelle idroponiche, in modo tale che le piante che vi si trovano possano filtrarla ricavando un nutrimento da diverse sostanze di scarto dei pesci. Una volta filtrata, l’acqua viene reimmessa nelle vasche per acquacoltura e riprende il suo ciclo.
Perché l’agricoltura verticale è più sostenibile
Fra gli aspetti che stanno determinando il successo di modelli di agricoltura verticale, ci sono sicuramente i benefici ottenibili in termini di sostenibilità e riduzione dell’impatto ambientale. La verticalità consente innanzitutto di ridurre il consumo di suolo, con un rapporto fra superficie occupata e numero delle colture che vede le fattorie verticali vincere a mani basse rispetto ai classici appezzamenti agricoli. L’uso delle tecnologie consente poi un migliore utilizzo delle risorse naturali, prime fra tutte quelle idriche, che vengono gestite e ottimizzate in base alle reali necessità delle piante.
Un ultimo aspetto, ma non per importanza, è legato alla logica distributiva. Se pensiamo a quanti km vengono percorsi dai camion per trasportare il raccolto e farlo arrivare ovunque, è chiaro che la produzione locale porta grandi vantaggi per la riduzione di costi e soprattutto dell’inquinamento atmosferico.
Fattorie verticali come progetti di riqualificazione urbana
Accanto a tutti questi vantaggi dell’agricoltura urbana, di cui tra l’altro abbiamo ampiamente parlato in queste pagine, ve n’è un altro, molto interessante e su cui val la pena riflettere. Posto che per sviluppare progetti di fattorie verticali è necessario dello spazio che in pieno centro città è generalmente difficile da trovare, questi modelli di architettura e agricoltura indoor potrebbero essere la spinta e l’occasione per favorire la riqualificazione di aree periferiche degradate.
Approvare un progetto di fattoria verticale in un’ex area industriale dismessa, come ce ne sono tante ai margini delle città di tutto il mondo, potrebbe voler dire rigenerare uno spazio, attorno al quale creare nuovi agglomerati urbani.
Dal recupero di aree ed edifici dismessi alla creazione di nuove comunità urbana
E’ chiaro che avviare un progetto di fattoria urbana non è semplice. Servono competenze tecnologiche e forti investimenti, ma un aiuto iniziale potrebbe arrivare dalle stesse aziende o organizzazioni del settore. Un esempio è quello di Agritecture Consulting, una società di Brooklyn che ha avviato un programma di supporto, che prevede lo sviluppo di analisi economiche e di mercato, a coloro che hanno intenzione di occuparsi di agricoltura urbana. Sempre negli Usa, l’organizzazione Urban Organics promuove invece progetti di recupero di aree o strutture dismesse al fine di convertirli in fattorie verticali. Iniziative che, stando ai risultati diffusi dalla società stessa, si sono rivelate degli strumenti molto efficaci per la rigenerazione di interi quartieri periferici, all’interno dei quali, grazie ai progetti di architettura e agricoltura indoor, sono nate nuove comunità urbane.
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